AL PASSARE DELLE STAGIONI

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SOLDATI AL FRONTE

Le canne gialle
con le piume a criniera
tutte in fila oppure a gruppi,
passeranno questo inverno
come soldati al fronte
con elmetti e baionette.
Poi, quando la guerra finirà
ed i nomi sulle lapidi
ci ricorderanno a stento
quelli caduti
per la patria e per l’onore,
si lasceranno bruciare
dal sole nuovo di primavera.

 

NON TI LASCERÒ MAI

Le ultime foglie tenaci
si attaccano ancora
ai rami quasi nudi.
Gialle e indebolite
non lo sanno ch’è giusto partire
e nello sforzo vano
di rimanere albero
passeranno il tempo
a tremare nel vento
fino a quando un soffio forte
terminerà crudele
il sogno
e le porterà lontano
nei cimiteri delle foglie.

 

LE NUVOLE

Ho visto tante nuvole nel cielo,
di ogni colore e forma,
mai due uguali,
solo quelle che coprono
il cielo tutto intero
a tetto che non lascia
entrare un pò di luce
né un respiro,
son tutte uguali
e pare che si fermino più a lungo
anche se il vento a volte
le porta via veloce,
perché quelle
lasciano sempre un’ombra nel cuore
e il segno.

 

CERCAMI

Ho tutte le parole sulle labbra
che come amante
ho sussurrato anche sul cuscino
in quelle notti di veglia
e di follie,
quelle sugli occhi chiari,
sulla tua bocca curva in un sorriso.
Al tocco dei capelli
la brezza lieve di dita in movimento
li ha sparsi sempre all’aria,
la pelle delicata
l’ho immaginata fremere
al mio sfiorarla,
la tua figura di valli e di colline
ce l’ ho scolpita ormai nella mia mente,
potrei tracciarla sopra la mia tela
con gli occhi chiusi.
Ti ho immaginata
fino al leggero passo sopra un prato,
fino a sentire il tuo respiro lieve,
il lento ritmo del seno e del tuo cuore.
Ho visto il tremolio di stelle
sugli occhi tuoi,
di lacrime nascoste,
appena,
per una gioia grande alla carezza
delle mie labbra al tocco delle tue.
Ho visto la tristezza
al suono di campane nella sera,
quelle che ci ricordano
la nostra fanciullezza spensierata.
È grande ancora
l’ombra dell’amore
che potrei darti
come si dà una rosa
e come rosa
che ci ha la vita breve
si sta facendo vecchio
ed appassisce.
Ti prego non tardare,
cercami nel cortile più nascosto,
in una folla,
tra i grattacieli,
in un sentiero perso di foresta,
in fondo ad una chiesa
dove tremante
accendo un altro cero.
Cercami tu se puoi,
perché nel mio cercarti
ho speso tutto
e sto perdendo il cuore.


 

MARGHERITE AL SOLE

Ondeggiano alla brezza,
al centro, come sole,
il giallo proietta la sua luce
su petali bianchi,
ai piedi l’erba verde,
nell’acqua chiara
ritmo di onde
che sulla riva lasciano la schiuma,
un filo bianco, di aria,
e il cielo vi si specchia
a blu profondo rotto nel ponente
dal luccichio dei raggi della sfera
che lega cose e vita.
Col vento giunge e passa
canto di uccelli,
lontano, pietre immobili,
quelle che prima erano fuoco,
sono montagne adesso,
spinte da una forza misteriosa
che dalla base le ha proiettate in alto.
La vita che col tempo si è formata
è come ragnatela di fili e spazi
legati a un centro fisso.
L’idrogeno bruciando si fa elio
e libera la forza prigioniera,
il gran segreto
dell’atomo che perde i suoi protoni
in un istante dove tutto avviene,
del tempo che a spirale nello spazio
si snoda e vibra libero
o forse prigioniero
dei fili di energia di quella tela.
Anche il futuro è preso nel presente,
quello che è già avvenuto ancora è,
le amebe coesistono coi corpi
di dinosauri, d’uomini e animali.
Con il respiro
l’ossigeno si cambia in energia
che poi diventa acqua e verde d’erba
e il sole giallo, tra petali di bianco,
diventa margherita.

 

LIBRI ED ERBE

Sono piuttosto lunghi i giorni di marzo,
quelli passati a leggere dei libri
mentre là fuori nevischio e grigiore
fanno pensare al sole del sud.
Come splendeva nel cielo senza nubi
durante le corse alle campagne
fresche di verde nuovo e di germogli!
Pesanti la mattina, posso levare appena
le palpebre per leggere a fatica
le pagine di Dyer, Murphy, Chopra,
quelle che promettono la pace in cinque fasi,
ricchezze senza fine,
come con il respiro si può trovare Dio,
vincere tutte quante le malattie
anche quelle del cuore che soffre per le assenze.
Poi non contento e scettico
mi sfoglio i manuali
di erbe e di rimedi del tutto naturali.
C’è Montignac e le ricette tutte
per trasformare il corpo in pochi giorni,
ho riempito uno scaffale intero
di tè miracolosi, spezie ed erbe.
C’è quello per l’insonnia,
l’antiossidante che lotta contro il cancro,
la camomilla, radici di ginseng,
alghe marine e aglio senza odore,
flaconi pieni di vitamine dell’alfabeto intero.
Devo aver trovato le cure a tutti i mali
e ai sintomi che scopro al mio risveglio.
Assaggio una tisana,
ripeto qualche mantra,
e senza risultato incrocio le mie gambe
e tento un po’ di Yoga
con il pensiero lontano mille miglia.
Forse è più facile un pò di Tai Chi
e seguo quella serie di gesti e movimenti
in una danza lieve e mi ritrovo
sui colli verdeggianti di altri marzo
e mi ritorna ancora la nostalgia
dei tempi in cui la mente
non conosceva spezie ed erbe dei miracoli
ma si saziava solo di quel profumo
che mi faceva allegro e spensierato.

 

MI HAI ATTESO

Mi hai atteso da un’eternità,
paziente,
dal primo combinarsi di elementi
fino al complesso fremere di foglie
al vento lieve di adesso.
Il cielo fatto d’aria
e poi di spazio immenso
colora del suo blu un’acqua chiara
lasciata dalle nubi
o sorta dalle viscere profonde
di terra fertile.
Sospeso e lieve,
respiro il tuo respiro,
i tuoi colori,
la tua esistenza.
E so che mi hai atteso
perché ti aprissi il cuore
in questo istante
e mi facessi grande
per incontrarti
dopo l’attesa.

 

LA NOTTE LUNGA

Ho lasciato le pieghe del lenzuolo
e la coperta calda,
al bagno mi sono arreso
davanti a quello specchio
che aspetta sempre.
Non ho trovato un angolo negli occhi
o nella fronte
per rifugiarmi e stare più sereno,
c’è invece un’altra ruga
che non avevo ancora vista
e le pupille larghe
di quelli che non dormono
e trovano la notte troppo lunga.
Mi accosto alla finestra,
disegno un cerchio
sul vetro opaco di fiato condensato
e aspetto l’alba
guardando il cielo grigio.

 

TRA LE VECCHIE FOTOGRAFIE

ne ho trovata una
piccola e ingiallita
che mi porta indietro
così lontano
che non riesco a ricordare
quel momento di stupore
disegnato sulle ciglia.
Io coi pantaloni corti
e le gambe un poco storte
e una giacca bianca e nuova
come a festa.
Mia sorella in una smorfia
come quando ci si abbaglia
al sole
e un vestito fatto a mano
di una lana colorata
che pungeva.
E la malinconia…
quella non mi ha lasciato mai,
me la porto addosso sempre,
come un vestito nuovo.

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